Gli impollinatori dell’Arcipelago Toscano: un patrimonio da preservare

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Il gruppo di lavoro Redazione Natura ha avuto l’opportunità di incontrare il Dott. Leonardo Dapporto, responsabile scientifico del progetto di ricerca sugli impollinatori dell’Università degli Studi di Firenze.

Il metodo di ricerca utilizzato

I ricercatori hanno effettuato un censimento sulla salute delle specie di impollinatori presenti sulle isole dell’ ponendo particolare attenzione sulle farfalle. I dati raccolti sono stati confrontati con l’archivio storico già redatto a partire dall’ inizio del secolo scorso e i risultati sono stati analizzati.

Per raccogliere i dati i ricercatori si sono avvalsi di due metodi principali:

Ricerca sul luogo: riguarda l’invio di ricercatori direttamente sulle isole toscane con conseguente raccolta di esemplari per contare e catalogare le varie specie;

INaturalist: grazie all’aiuto dei cittadini e attraverso un’applicazione molto diffusa a livello mondiale, è possibile fotografare e georeferenziare gli esemplari di insetti che si incontrano quotidianamente e inserirli in un database accessibile ai ricercatori.

Risultati ottenuti

I dati ottenuti hanno evidenziato una generale riduzione del numero di specie di impollinatori presenti nell’Arcipelago Toscano con l’eccezione dell’isola di Montecristo. In particolare a Capraia e Giannutri molti esemplari di farfalle sono scomparse, fra le cause si ipotizzano gli effetti dei cambiamenti climatici e la crescente competizione fra impollinatori selvatici e domestici.

Per evitare questa riduzione, i ricercatori hanno studiato alcune soluzioni: riduzione, a Giannutri, del numero di arnie di Api da miele per km2, di modo da lasciare alle farfalle fiori di cui nutrirsi; tutela degli alberi e delle zone di ombra nell’arcipelago; sensibilizzazione sugli incendi boschivi colposi.

 

 

La Zerynthia cassandra: un caso iconico.

Caso iconico delle difficoltà delle specie endemiche negli ultimi anni è la Zerynthia cassandra, farfalla italiana ormai molto rara. A causa delle trasformazioni del suo habitat naturale (con conseguente scomparsa della pianta di cui le sue larve si nutrono), questa farfalla è andata incontro a una rapida diminuzione in areale e quantità di esemplari. Per salvarla, i ricercatori hanno contenuto il numero di arbusti e rovi in certe zone, favorendo così la presenza della pianta di cui si nutrono, affinché questi animali possano riprodursi e nutrirsi con facilità.

Classe 4CLAS, Clizia Zanini, Francesca Borzini, Francesco Reina, Matteo Tiezzi e Sofia Canovaro.

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