Si narra che l’Isola d’Elba, così come le altre isole dell’arcipelago, abbia avuto origine da una collana di perle sfilatasi dal collo di Venere, dea dell’amore e della bellezza.
Non a caso ciò che la rende unica è il suo mare e le sue meraviglie naturali.
Ma la notorietà dell’isola è legata anche ad un nome della storia, quello di Napoleone Bonaparte. L’Elba ha rappresentato per Napoleone un‘esperienza piuttosto breve, anche se molto importante e significativa.
L’Elba, infatti, con la tranquillità e la pace che contraddistinguono i suoi paesaggi, colpì profondamente Napoleone che anche al ritorno in Francia e persino sul letto di morte spese parole al miele per l’Isola ed i suoi abitanti.
Ciò che lo colpì maggiormente fu la facilità con cui i luoghi dell’Isola riuscivano ad indurlo all’introspezione e ad una quiete che la frenetica e caotica vita mondana difficilmente concedeva.
L’Elba ed i suoi paesaggi non hanno mai perso questa magia, tanto da riuscire a colpire ogni visitatore nel profondo e da attirarne ogni anno sempre di più.
Per poter ammirare l’Elba nel suo insieme serve la volontà d’intraprendere un esilio come quello di Napoleone, lasciandosi tutto alle spalle ed incamminandosi fra i sentieri che attraversano l’Isola.
Per scoprire le tappe più suggestive è consigliabile seguire, anche accompagnati da una guida, la GTE o Grande Traversata Elbana , una dorsale che collega la maggior parte dei suoi sentieri (da Est ad Ovest), permettendo di osservarne l’incredibile varietà geologica, vegetazionale e morfologica.
Noi alunni del Liceo Classico di Portoferraio abbiamo percorso una parte della prima tappa della traversata, da Cavo al Monte Grosso.
Per molti è stata l’occasione per incamminarsi, per la prima volta, fra i sentieri dell’Isola e scoprirne alcune delle meraviglie più nascoste.
Al termine del tragitto molti di noi sono rimasti sorpresi di quanto fossero riusciti a camminare senza che la noia incombesse.
Per molti, infatti, è stata un’opportunità per ritrovare il contatto con se stessi e con la natura, imparando a percepire le sue sonorità, ascoltando il canto degli uccellini e facendo attenzione a ogni singola nota, permettendo alla mente di liberarsi dalle proprie preoccupazioni e di ritrovare un senso di pace, iniziando a sentire il proprio corpo e a misurarsi con la fatica che aumenta ad ogni passo.
In un mondo in cui siamo tutti interconnessi in ogni momento della nostra vita, infatti, pensiamo sia fondamentale avere un luogo dove poter sfuggire all’eccessiva dinamicità di una routine che scorre troppo rapidamente e che ci inghiotte in un déjà-vu troppo convulso e concitato che non lascia spazio ai nostri pensieri.